I Trigger Points: cosa sono, perché si formano e perché è fondamentale trattarli
I Trigger Points (TrPs) sono aree ipersensibili localizzate nel tessuto muscolare, caratterizzate da sarcomeri in costante stato di contrazione. Queste zone sono caratterizzate dall'accumulo di sostanze algogene e infiammatorie - tra cui sostanza P, CGRP, istamina e citochine - che, non venendo adeguatamente metabolizzate, sensibilizzano i nocicettori periferici, innescando una cascata di eventi che può evolvere in sensibilizzazione centrale. Questi punti trigger sono alla base della sindrome miofasciale e sono stati ampiamente documentati nella letteratura scientifica in relazione alle principali patologie muscoloscheletriche, come la cefalea tensiva ed emicrania, il dolore cervicale e lombare, l'impingement di spalla, l'artrosi di ginocchio e le tendinopatie. Le origini della loro formazione sono riconducibili a diversi fattori: il sovraccarico funzionale da posture prolungate, i pattern di movimento scorretti e ripetitivi, gli eventi traumatici e fattori perpetuanti come lo stress fisico e psicologico giocano tutti un ruolo fondamentale nel loro sviluppo. I Trigger Points possono manifestarsi attraverso un ampio spettro di sintomi: oltre al dolore locale e riferito, si osservano frequentemente debolezza e incoordinazione motoria, manifestazioni autonomiche come cefalea, vertigini, nausea e acufeni, affaticamento muscolare precoce e alterazioni nel timing di reclutamento muscolare. La loro importanza clinica è particolarmente rilevante nel contesto della sensibilizzazione centrale: essendo fonte di dolore profondo e persistente, i TrPs possono contribuire all'abbassamento della soglia del dolore anche in aree distanti dalla loro localizzazione, rappresentando così un fattore chiave nello sviluppo di condizioni dolorose croniche. Questa evidenza sottolinea l'importanza cruciale di una corretta identificazione e di un trattamento appropriato.
Trigger Points e Sindrome Miofasciale
La stimolazione dei Trigger Points (TrPs) può scatenare diverse risposte: innanzitutto, provocano dolore sia locale che riferito, seguendo pattern specifici ben definiti. Inoltre, inducono una significativa rigidità muscolare che porta a limitazioni della mobilità articolare. Un altro effetto rilevante è la debolezza muscolare, che si manifesta senza che sia presente una vera e propria atrofia. Quando parliamo di sindrome miofasciale, ci riferiamo a una condizione cronica in cui il dolore persistente è strettamente collegato alla presenza di trigger points attivi. I pazienti che ne soffrono sperimentano non solo rigidità e limitazioni funzionali, ma anche una serie di fenomeni autonomici, come alterazioni della temperatura cutanea o anomalie nella sudorazione. La condizione spesso impatta significativamente sulla qualità della vita, causando disturbi del sonno e un affaticamento cronico debilitante. L'origine di questi fenomeni può essere ricondotta a diverse cause che spesso si intrecciano tra loro. I trigger points possono svilupparsi in seguito a traumi diretti, sovraccarichi muscolari o posture scorrette mantenute nel tempo. Anche lo stress meccanico ripetitivo gioca un ruolo importante, così come le carenze nutrizionali e i disturbi del sonno. Non va sottovalutato, infine, l'impatto dei fattori psicologici: condizioni come ansia e stress possono contribuire significativamente allo sviluppo e al mantenimento di questa problematica.
Chi sono Travell e Simons
Per comprendere pienamente l'importanza di questo approccio, è essenziale ripercorrere le origini della sua storia, che affondano le radici nei lavori pionieristici della Dott.ssa Janet Travell e del Dott. David Simons. Entrambi sono stati fondamentali per la medicina del dolore e la riabilitazione, gettando le basi per la comprensione e il trattamento dei trigger points miofasciali. Il loro lavoro ha gettato le fondamenta per la diagnosi e il trattamento del dolore miofasciale, ponendo le basi per una comprensione più approfondita dei meccanismi del dolore muscolare cronico.
Il contributo di Janet Travell e David Simons
La Dott.ssa Janet Travell (1901–1997) è stata una figura iconica, ricordata per:
• Essere stata la prima donna medico personale di John Fitzgerald Kennedy (presidente degli Stati Uniti)
• Il suo lavoro innovativo sui trigger points e sul dolore miofasciale
• Lo sviluppo delle tecniche di spray and stretch
• L'introduzione del concetto di dolore riferito associato ai trigger points
Il Dott. David Simons (1922–2010) ha collaborato con la Dott.ssa Janet Travell alla realizzazione del testo di riferimento Myofascial Pain and Dysfunction: The Trigger Points Manual, considerato ancora oggi una pietra miliare grazie a:
• La mappatura dettagliata dei trigger points
• La descrizione dei pattern di dolore riferito
• Le tecniche di trattamento basate su evidenze cliniche e scientifiche
• L'integrazione di approcci diagnostici e terapeutici al dolore muscoloscheletrico
Orlando Mayoral: l'evoluzione dell'eredità scientifica
Il Prof. Orlando Mayoral rappresenta la continuazione diretta dell'eredità di Travell e Simons, portando avanti i principi fondamentali del trattamento dei trigger points in accordo con i consensus statement internazionali e le più recenti evidenze scientifiche. Mayoral, autore di oltre 40 pubblicazioni scientifiche dedicate a trigger points, sindrome miofasciale e dry needling (clicca qui per scaricare gli abstract o i full text dove disponibili), gode di un riconoscimento internazionale, consolidato anche dall'endorsement del Dott. David Simons stesso (disponibile qui) in qualità di Direttore Accademico di Travell & Simons® Seminars. Mayoral ha sviluppato un programma formativo che:
• Preserva l'essenza del lavoro dei due pionieri
• Integra le conoscenze tradizionali con le più avanzate evidenze scientifiche
• Offre tecniche validate scientificamente, garantendo ai professionisti in formazione un approccio terapeutico efficace e rigoroso
Obiettivi generali
Al termine del corso il partecipante sarà in grado di:
• Padroneggiare le conoscenze e le competenze necessarie per diagnosticare correttamente i trigger points miofasciali e la sindrome del dolore miofasciale
• Avere le competenze necessarie per affrontare adeguatamente il trattamento della sindrome del dolore miofasciale utilizzando tecniche fisioterapiche conservative
Obiettivi specifici
Al termine del corso il partecipante sarà in grado di:
• Palpare e riconoscere tutti i muscoli studiati, nonché le sedi più comuni dei loro punti trigger
• Identificare le taut bands, fasci di fibre muscolari che presentano una consistenza più dura e rigida rispetto al tessuto muscolare circostante
• Identificare i punti trigger in tutti i muscoli studiati
• Evocare una Local Twitch Response (o LTR), ovvero una contrazione involontaria delle fibre muscolari che si ottiene attraverso una stimolazione meccanica rapida del trigger point. La Local Twitch Response (o LTR) è considerata un segno diagnostico significativo nella valutazione dei trigger points miofasciali
• Provocare il dolore riferito mediante palpazione del punto trigger
• Riconoscere l'esistenza di una restrizione della mobilità e di debolezza associata alla presenza di un trigger point miofasciale
• Eseguire i test globali e specifici caratteristici della presenza di trigger points miofasciali nei diversi muscoli
• Riconoscere che il dolore di un paziente può derivare dalla presenza di trigger points nei muscoli corrispondenti, grazie alla conoscenza dei modelli di dolore riferito di questi muscoli e delle loro caratteristiche semiologiche più importanti
• Saper applicare correttamente le principali tecniche di trattamento conservativo dei trigger points miofasciali con le principali indicazioni cliniche
• Conoscere le controindicazioni, i rischi e le complicanze generali delle diverse tecniche di trattamento conservativo dei trigger points miofasciali